venerdì 28 gennaio 2011

martedì 25 gennaio 2011

Biomassa: Teleriscaldamento di Tirano

Biomassa: Teleriscaldamento di Tirano: "Il calore generato dalla combustione delle biomasse può essere utilizzato anche per fornire una sorta di 'teleriscaldamento'. E' quanto avv..."

lunedì 24 gennaio 2011

sabato 22 gennaio 2011

Gruppo Acqua: un milione di firme e poi???...

Gruppo Acqua: un milione di firme e poi???...: "Un piccolo primato per la consultazione popolare contro la privatizzazione dei servizi idrici: 1 milione e 400 mila firme sono state infatti..."

venerdì 21 gennaio 2011

Bioelettricità: Celle a Combustibile Microbiche

Bioelettricità: Celle a Combustibile Microbiche: "Un progetto pilota guidato dalla Lebônê Solutions e dall’Università di Cambridge utilizza microbi nelle celle a combustibile per ..."

lunedì 17 gennaio 2011

Disastro ambientale a Porto Torres: la marea nera italiana di cui nessuno parla

"Così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare...", cantava Lucio Dalla in una sua famosa canzone. E non ci sarebbero parole più appropriate per raccontare quello che sta succedendo in questi giorni nel Golfo dell'Asinara.

Un disastro ambientale dalle proporzioni ancora non misurabili, che sta avanzando inesorabile nel quasi totale silenzio dei media nazionali (se escludiamo la stampa locale, le associazioni ambientaliste e i siti internet tra cui noi di greenMe.it, che ne abbiamo dato notizia in tempo reale).

Chi scrive è nata e cresciuta in questa terra, la splendida Sardegna di cui si parla tanto in estate quando viene invasa dai vip, ma di cui ci si dimentica troppo spesso quando accadono cose che non interessano lo star system o il turismo di massa.

Ho mosso i miei primi passi nella spiaggia di Platamona, ricordo il litorale immenso, perdibile a vista d'occhio, le scene di vita quotidiana delle persone che fin dalla primavera affollano le spiagge, i cormorani, le impronte dei gabbiani sulla sabbia, le conchiglie. Tutte cose che si continuano a vedere anche oggi, nell'unica oasi di salvezza per noi sassaresi (ma anche portoterresi e sorsesi) che, nella stagione estiva, non amiamo gli ingorghi e le spiagge affollate.

Bene, tutto questo, da martedì scorso, non esiste più. Una fuoriuscita di petrolio, da una delle tubature che portano il carburante dal molo E.On (azienda tedesca produttrice di energia) alla termocentrale di Fiumesanto (Porto Torres), ha danneggiato ben 18 km di costa, inquinando prima il mare e poi le spiagge.

Davanti alle prime immagini ho provato tristezza, che via via si è trasformata in rabbia e indignazione davanti al peggioramento della situazione e al silenzio di media e istituzioni.

Un disastro di dimensioni incredibili e di cui, inspiegabilmente, non si parla. Perché?

Non è la Costa Smeralda, e lo sappiamo bene noi sardi che questo posto lo amiamo e che chiediamo tutela e valorizzazione per il litorale da decenni. No, qua non troverete personaggi famosi, discoteche, yacht. Solo una spiaggia libera lunga chilometri e qualche baretto qua e là in cui si vende Ichnusa e si può mangiare un buon panino.

Per questo forse non importa a nessuno. Ma ora vi svelo una cosa, per chi ovviamente non è pratico della zona: a pochi chilometri di distanza da Platamona troviamo la splendida spiaggia La Pelosa di Stintino, considerata tra le più belle al mondo e, proprio lì davanti, oltre l'Isola Piana, l'Asinara, compresa nell'area del Santuario dei Cetacei, dichiarata protetta da un accordo firmato da Francia, Italia e Monaco nel 1999 e poi ratificato da una legge italiana del 2001.

Sì, proprio quella dove gli operai della Vynils vivono ormai da 326 giorni, altra vicenda di cui si è riusciti a parlare solo grazie all'impegno delle persone comuni che hanno a cuore il futuro di queste famiglie. Un "parco di carta", come lo definisce Greenpeace, dove non esistono norme di sicurezza e limiti allo sviluppo industriale.

Ecco, proprio questi splendidi paradisi sono stati – per ora – risparmiati dal disastro solo grazie al vento di maestrale, che ha trasportato il petrolio verso est, verso Platamona e, in queste ultime ore, Castelsardo.

Forse, dico forse, se la marea nera avesse intaccato queste zone, ora lo saprebbe tutta Italia.

Almeno 18 quintali di petrolio dispersi in mare (ma forse molti di più), una chiazza che ieri (sabato, ndr) è stata avvistata anche vicino alla Corsica (forse il governo francese si muoverà di più?); cumuli di catrame sulle spiagge, che si appiccicano ai piedi degli oltre 150 uomini e donne che in questi giorni stanno ripulendo la zona, che uccidono pesci e penetrano in profondità nella sabbia.

Fino ad ora sono più di 1000 i sacchi raccolti ogni giorno, pieni di "palle gelatinose" di petrolio. Dei 18 km di spiaggia ne sono stati parzialmente ripuliti ad oggi (domenica, ndr) poco meno di 6. Un duro lavoro che difficilmente si concluderà in tempi brevi.

Com'è possibile che non se ne parli? Com'è possibile che un incidente simile sia stato inizialmente sottovalutato a tal punto da permettere che tutto il petrolio giungesse in mare e, successivamente, sulla spiaggia? Di chi sono le colpe?

Vogliamo sapere se ci sono stati ritardi negli interventi, perché i sistemi di prevenzione e di emergenza non hanno funzionato, perché le nostre coste, per l'ennesima volta, non sono state tutelate.

Sono queste le domande che ci stiamo ponendo e vorremmo che qualcuno rispondesse.

Perché non esistono spiagge di serie A e spiagge di serie B, perché un disastro ambientale di tali proporzioni dovrebbe interessare e preoccupare l'intera nazione, e dovrebbe essere punito.

Desideriamo che la nostra terra ritorni a sorridere, che ritrovi la propria dignità, che possa affidarsi ad energie nuove e pulite per crescere, e non essere schiava di petroliere, inquinamenti e interessi economici che poco portano al bene dell'isola.

Chi ha causato questa strage deve pagare. Rivogliamo il nostro mare, i nostri pesci, le nostre dune di sabbia. Ma soprattutto vogliamo delle risposte.

Per chi volesse sostenere la nostra causa, cliccando qui si può iscrivere al gruppo creato su Facebook e leggere la lettera che è stata inviata ai vertici della E.On, alle istituzioni e alle associazioni ambientaliste.

Cliccando qui potete invece vedere il video girato da Lello Cau (Presidente di Sardegna Ambiente) due giorni dopo il disastro ambientale di Porto Torres.

Bioriscaldamento: Ciclo del carbonio

Bioriscaldamento: Ciclo del carbonio: "Quanto carbonio si trova in atmosfera sotto forma di CO2? Quanto se ne è aggiunto negli ultimi 250 anni? E nel mare? Sembrano domande diffic..."

domenica 16 gennaio 2011

sabato 15 gennaio 2011

Speciale acqua 2011 Futuro risorsa, legge Ronchi, referendum

Tra abolizione degli Ato (Ambiti territoriali ottimali) e scadenze della legge Ronchi, il futuro della gestione dell'acqua avra' di fronte a se' un anno intenso.

Una questione che riguarda oltre 56 milioni di cittadini, regolati da 92 Ato, e su cui potrebbe esserci anche l'indizione di un Referendum abrogativo da svolgersi, eventualmente, entro giugno 2011.

Le regioni dopo la proroga di un anno dell'abolizione degli Ato contenuta nel decreto Milleproroghe, dovranno pensare a un 'supplente' di questi distretti idrografici.

In media ogni Ato, per il settore idrico, riguarda oltre 600.000 cittadini (617.094). Alla quota delle gestioni mancano pero' 23 affidamenti, sono affidate 69 (32 al nord, 17 al centro, 20 al sud).

I 92 Ato sono suddivisi tra 45 al nord, 19 al centro, 28 al sud. In totale le societa' affidatarie sono 114 (74 al nord, 19 al centro, e 21 al sud), la media nazionale e' di 1,7 per ogni Ato.

Per le scadenze legate al dl Ronchi, non oggetto di proroga, si parte dalle modalita' dell'affidamento. Le date limite sono due: la fine del 2010 per l'affidamento diretto non seguendo le normative Ue; la fine del 2011 seguendo le indicazioni Ue (si prosegue poi con altre regole al 2013 e al 2015).

I due provvedimenti nascono da esigenze diverse: per gli Ato il legislatore intendeva porre un freno ai costi della politica, mentre con il dl Ronchi ci si allinea alle direttive Ue. Su quella che da alcuni movimenti viene definita come la 'privatizzazione' della risorsa idrica, si aspetta ora la sentenza della Corte costituzionale che entro la meta' di febbraio dovra' esprimersi indicando i quesiti ammessi.